La sindrome del tunnel carpale rappresenta una delle cause più frequenti di comparsa di dolore alle mani.
E’ causata dalla compressione meccanica del nervo mediano a livello del suo passaggio al polso.
Può comparire in qualsiasi periodo dell’età adulta, ma ne sono affetti prevelentemente individui di sesso femminile con una maggiore frequenza a partire dalla quarta decade di vita.
L’origine può essere locale (tenosinoviti, lipomi, cisti, calli ossei), sistemica (tendenza alla formazione edemi, come durante la menopausa, la gravidanza o l’ipotiroidismo), o idiopatica. Il diabete, in quanto favorente la neuropatia, risulta una aggravante del quadro sintomatologico. Generalmente risultano colpite entrambe le mani, con prevalenza della mano dominante.
La sindrome del tunnel carpale si manifesta con una serie di chiari sintomi che vengono precisamente riferiti dai pazienti: parestesie (sensazione di corrente) a livello delle dita, dolore alla mano, perdita di forza, affaticamento precoce della mano, diminizione o scomparsa della sensibilità alle dita, caduta di oggetti dalle mani, frequenti risvegli notturni causati dal dolore, talvolta irradiato sino alla spalla.
La visita specialistica accurata consente di porre la diagnosi precisa e di valutare la presenza di eventuali patologie concomitanti. L’esecuzione di un esame specifico (elettromiografia) permette di confermare con certezza il sospetto diagnostico.
La terapia, nella fase iniziale e nelle forme molto lievi, è medica mediante l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e neurotrofici, associati al riposo e alla immobilizzazione temporanea del polso.
In fase conclamata o avanzata la terapia è necessariamente chirurgica. L’intervento viene effettuato in anestesia locale ed è completato in una decina di minuti con estremo comfort da parte del paziente.
La decompressione del nervo mediano viene raggiunta attraverso una mini incisione cutanea di 2 centimetri al polso, in corrispondenza della piega palmare. Il paziente può raggiungere il proprio domicilio in tranquillità al termine dell’intervento.
La mobilizzazione della mano è incoraggiata da giorno stesso dell’intervento; un leggero bendaggio della mano è mantenuto per una settimana; i punti di sutura vengono rimossi con il lavaggio della mano dopo una decina di giorni.
L’intervento è risolutivo: la sintomatologia dolorosa che affligge la mano e l’intero arto superiore scompare generalmente già dal giorno stesso dell’operazione, la ripresa della forza e della sensibilità avviene gradualmente nelle settimane successive ed è strettamente dipendente dal grado di compromissione nervosa instauratasi in seguito alla lunga compressione.
Nelle gravi forme trascurate, presenti da lungo tempo, dove sia già presente un importante deficit di forza associata a paralisi muscolare, può rendersi necessario un gesto chirurgico aggiuntivo in grado di ripristinare il movimento di opposizione del pollice mediante la trasposizione di un tendine della mano.
La mano, formidabile strumento di lavoro e comunicazione, risulta frequentemente interessata da fenomeni dolorosi in grado di condizionare notevolmente le normali attività di relazione.
Diverse e numerose sono le cause che possono intervenire nella genesi dolorosa. Tra le più frequenti ricordiamo le manifestazioni dolorose artosiche localizzate (noduli artrosici delle dita, rizoartosi o artrosi della base del pollice), le lesioni legate all’artrite reumatoide, le sindromi da compressione nervosa (Sindrome del tunnel carpale, del canale di Guyon, del tunnel ulnare al gomito, del tunnel radiale), le infiammazioni tendinee (dita a scatto, Malattia di de Quervain), la pseudoartrosi dello scafoide, l’epicondilite, la sindrome spalla-mano e le cervico-brachialgie.
Il compito del chirurgo della mano è quello di procedere a un accurato esame clinico dell’intero arto superiore, rilevando i segni e sintomi presenti unitamente alla storia clinica riferita dal paziente, in modo da giungere a una precisa e completa diagnosi, anche in presenza di patologie frequentemente concomitanti con sintomi spesso sovrapposti, che possono sfuggire ad un controllo non specialistico.
Quando necessari, esami mirati come l’elettromiografia, l’ecografia, una radiografia o una R.M.N. consentono generalmente di confermare il sospetto diagnostico e quindi intraprendere il corretto percorso terapeutico.
La terapia, nelle fasi iniziali, è generalmente di natura farmacologica e riabilitativa cui va associata, quando indicato, l’utilizzo di particolari tutori studiati per “proteggere” la porzione della mano interessata con lo scopo di diminuire o eliminare il dolore. Nelle fasi più avanzate o in caso di insuccesso delle precedenti terapie, si renderà indicato lo specifico intervento chirurgico che, per le patologie indicate è generalmente risolutivo.